Chiara Castellani

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Chiara Castellani (Parma, 23 novembre 1956) è un medico e missionaria italiana. Dopo aver conseguito la laurea in medicina e chirurgia nel 1981, si specializza in ginecologia e ostetricia nel 1986.

L'esperienza in Nicaragua[modifica | modifica wikitesto]

Chiara Castellani in riunione con il comitato di salute del villaggio.

Interessata fin dall'infanzia all'azione missionaria, intraprende il corso di studi in Medicina e Chirurgia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, con l'ideale di aiutare le vittime della rivoluzione Sandinista in Nicaragua. Non appena laureata, nel 1983, prende parte a un programma di volontariato civile del MLAL (Movimento laici America Latina), un'organizzazione non governativa.[1] Con il marito inizia a lavorare nell'ospedale di Matagalpa, cittadina nel cuore del Nicaragua, dove passa gran parte del proprio tempo dedicandosi alla vaccinazione pediatrica. Successivamente si trasferisce a Terrabona, una cittadina più a sud, verso Managua, dove condivide l'esperienza con altri giovani volontari europei.[1]

Nel febbraio del 1984, la separazione dal marito la porta a tornare momentaneamente in Italia.[1] Ripreso il suo lavoro a Matagalpa, nel 1986 è inviata dal MINSA (Ministerio de Salud de Nicaragua) nell'ospedale Fidel Ventura di Waslala, nello Zelaya centrale.[1] Gestisce i reparti di Ostetricia, Ginecologia, Chirurgia d'urgenza e il programma di salute materno infantile. Qui diventa un medico mutilante, occupandosi di ricomporre corpi sfigurati e amputare arti.[1]

Nel 1988, terminata la rivoluzione in Nicaragua, Chiara Castellani partecipa intensamente ad un progetto di sviluppo integrale del territorio e l'iniziativa di solidarietà da lei lanciata giunge fino in Italia attraverso le comunità religiose.[1]

Chiara Castellani a Kenge, preparativi partenza per Kimbau (19 luglio 2010).

L'ospedale di Kimbau[modifica | modifica wikitesto]

Conclusa nel 1990 la missione in America Latina, parte per l'Africa.[1] L'Associazione italiana amici di Raoul Follereau (AIFO) le affida la direzione di un ospedale abbandonato dai Belgi a Kimbau, regione del Bandundu facente parte della diocesi di Kenge, nello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), con lo scopo di collaborare alla ricostruzione dell'ospedale e di realizzare un progetto di assistenza sanitaria sul territorio. L'AIFO la sostiene dall'Italia con l'invio di medicinali e strumenti sanitari per riattivare i servizi essenziali.[1]

Nel 1991 viene rimpatriata dalle autorità a causa dei gravi disordini scoppiati in Zaire. Poco dopo si reca ad Anversa dove frequenta un corso per la cura delle malattie tropicali.[1]

Fa ritorno a Kimbau nell'ottobre del 1992. Il 6 dicembre dello stesso anno, percorrendo in autoambulanza una strada dissestata, tra Kinshasa e Kimbau, rimane vittima di un incidente stradale che le provoca gravissime lesioni al braccio destro. A Kinshasa subisce l'amputazione dell'arto ed è quindi costretta a rientrare in Italia dove viene ricoverata al Policlinico A. Gemelli di Roma.[1]

Nel 1994 viene inviata dall'AIFO prima in Mali per una missione valutativa e poi in Angola come medico capo per la direzione di un progetto sanitario. Nel luglio dello stesso anno torna a Kimbau.

Chiara Castellani, conferenza all'ospedale Sant'Andrea di Roma.

Nel 1997 dopo la sconfitta di Mobutu, dittatore della Repubblica Democratica del Congo e la salita al potere di Laurent Kabila, la guerra imperversa anche nella diocesi di Kenge; questa volta però la dottoressa rifiuta di essere rimpatriata. Può così portare avanti l'impegno nella formazione di infermieri attraverso l'ISTM (Istituto superiore di scienze infiermeristiche della diocesi di Kenge), di cui viene nominata direttrice generale dal Vescovo monsignore Gaspard Mudiso.[1]

La collaborazione con la Diocesi di Kenge, nel cui comprensorio è ubicata Kimbau, la porta ad assumere lo status di "missionaria laica" e nel luglio 2002 pronuncia i voti di povertà e di obbedienza al Vescovo di Kenge.[2]

Nel corso di questi anni Chiara Castellani intraprende altre iniziative, destinate allo sviluppo dell'assistenza e dell'educazione sanitaria, nonché al miglioramento delle strutture ospedaliere. Su richiesta di Chiara, recentemente l'Associazione Seniores dell'Enel (ANSE) ha inviato in Congo un cospicuo lotto di generatori elettrici.[2]

Attualmente nell'ospedale di Kimbau è l'unico medico curante per 150.000 abitanti in un territorio di 5.000 chilometri quadrati.[2]

Ambiti di intervento[modifica | modifica wikitesto]

Assistenza Medica nel Carcere di Kenge[modifica | modifica wikitesto]

«Le due volte che ho visitato il carcere di Kenge, vi ho trovato incarcerati dei minori. La prima volta era un orfanello di Kibengele che ignorava la sua età, ma che non aveva ancora alcun segno di sviluppo puberale: fisicamente, era un bambino [...].Era incarcerato dietro accusa di violenza carnale, quando era nell'incapacità fisiologica di commettere l'atto sessuale richiesto per il crimine di cui era stato accusato.[3]»

Il carcere di Kenge è un edificio costruito nel 1955 dai Belgi e attualmente ospita circa settanta persone di tutte le età, compresi i bambini. Lo stato non fornisce alcun tipo di genere alimentare, né assistenza medica per i detenuti.[3]

La prima visita di Chiara Castellani nel carcere è nel 2003 con il segretario del Vescovo Yves Kingata, con lo scopo di donare alla struttura una biblioteca con opere selezionate dalle suore Paoline di Kinshasa per affrontare il disagio psicologico della vita in carcere. Presto si accorgono che il più grande disagio cui si dovesse far fronte era di tipo alimentare.[4]

In seguito alla visita viene creato un gruppo di donne chiamato "Amici della prigione", con l'impegno di preparare il pasto domenicale ai detenuti. Tale gruppo si occupa anche di affrontare le problematiche dei figli delle carcerate, offrendo loro la possibilità di istruirsi e usufruire di una prevenzione sanitaria.[4]

Nel 2015 sono stati eseguiti lavori di adeguamento per l'ambulatorio medico del carcere ed acquistati farmaci.[5]

Centri Assistenza al Parto e Alla Gestazione[modifica | modifica wikitesto]

«Conosco una donna che per un parto cesareo ha percorso più di cento chilometri! Da sola nel suo villaggio non riusciva a partorire, per il semplice fatto che le levatrici non hanno mai avuto la possibilità di studiare. Forse non ne avevano la capacità? No! Germena [...] era una levatrice in un centro di salute costruito in alcune capanne in un villaggio; ha sempre coltivato un sogno, quello di studiare. Non l’ha mai potuto realizzare fino a quando non le ho offerto di iscriversi alla scuola di infermieri. Grazie a lei, le donne non continueranno a morire di parto nel centro di salute dove lavora.[6]»

Chiara Castellani porta avanti progetti per l'istruzione di levatrici ed infermiere nella zona di Kalenge, oltre a creare dei centri d'assistenza al parto e alla gestazione, che permettano a chi ha terminato il percorso di studio di assumere un impegno concreto all'interno della propria comunità. Un piccolo centro medico è già stato creato a circa due ore da Kenge.[6]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Ufficiale dell'ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k Chiara Castellani, Una Lampadina per Kimbau, le mie storie di chirurgo di guerra dal Nicaragua al Congo raccolte da Mariapia Bonanate, Milano, Mondadori, 2004, ISBN 978-88-04-52871-5.
  2. ^ a b c d Curriculum Chiara Castellani, su insiemeachiaracastellani.org. URL consultato il 13 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  3. ^ a b Assistenza medica nel carcere di Kenge, su insiemeachiaracastellani.org. URL consultato il 19 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2017).
  4. ^ a b Progetto prigione Kenge, su insiemeachiaracastellani.org. URL consultato il 19 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2017).
  5. ^ Programmi completati, su insiemeachiaracastellani.org. URL consultato il 19 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2017).
  6. ^ a b Centri assistenza al parto e alla gestazione, su insiemeachiaracastellani.org. URL consultato il 19 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2017).
  7. ^ Sito ufficiale del Presidente della Repubblica italiana, su quirinale.it.
  8. ^ Elenco premiati "Cuore Amico" dal 1991, su cuoreamico.org. URL consultato il 10-04-2020.
  9. ^ Consiglio Regionale della Valle D'Aosta, Premio internazionale “La Donna dell'Anno” (PDF), 2001.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Chiara Castellani, Carissimi tutti. Nicaragua 1983-1990 Lettere di un medico dal fronte. Prefazione di Ettore Masina, Roma, Premio Pieve - Terra nuova, 1991. 299 pp.
  • Chiara Castellani, Una lampadina per Kimbau. Le mie storie di chirurgo di guerra dal Nicaragua al Congo raccolte da Mariapia Bonanate, Milano, Mondadori, 2004, ISBN 8804528710. 220 pp.
  • Chiara Castellani, Mariapia Bonanate, Savana on the road. Il diritto di sognare, Edizioni San Paolo 2017, ISBN 8892212478. 192 pp.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN234148995738659750241 · ISNI (EN0000 0000 3140 8632 · LCCN (ENn92066020
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